Quando la mummia era pronta veniva purificata e i sacerdoti procedevano alla bendatura. Si usavano bende di lino, spesso quelle stesse che si aveva a disposizione in casa; solo per i faraoni, i loro familiari e gli alti dignitari si usavano bende tessute appositamente. Prima venivano bendati gli arti e le articolazioni e poi tutto il corpo; le braccia erano fasciate intorno al corpo e le gambe unite insieme. Mentre si collocavano i vari strati di lino, si inserivano anche gli amuleti in punti fissi e il sacerdote recitava le formule per assicurare l’efficacia del procedimento. Spesso, finita la bendatura, si poneva una maschera sul volto del defunto: d’oro o d’argento per i re, di cartapesta dipinta, ossia di papiro e lino mescolati a gesso, per i meno abbienti. La mummia era quindi deposta in una cassa antropoide dipinta, a volte contenuta all’interno di altre; per i ceti sociali più elevati e per i re si usava anche un sarcofago rettangolare di pietra. Durante la bendatura, la collocazione nella cassa e la sepoltura si versavano grandi quantità di preziosi unguenti e profumi, che formavano poi quella sostanza caratteristica dura e simile alla pece.